mercoledì 29 aprile 2009

Da wlecce.it

La parola contestazione rievoca forti legami con la storia: c’è chi la contestazione del sessantotto l’ha vissuta e chi se n’è fatta una idea dai libri. Una parola troppo violenta per pensare di utilizzarla nel calcio, nello specifico a Lecce, quando di contestazione vera e propria non si tratta. Bisognerebbe ridimensionare il fenomeno e cercare di associarlo a qualcosa di più consono. Si potrebbe pensare più che altro ad una presa di posizione, coerente magari, con un senso smisurato dell’orgoglio. Oppure chiamatelo come vi pare, ma anche questo fenomeno è amore per il Lecce. Del resto, sono gli stessi ragazzi che hanno continuato ad incitare la squadra quando tutti si aspettavano un clima ostile, sono gli stessi che fino ad un mese fa la sostenevano durante i 90'; gli stessi che sono stati applauditi, non più tardi di due giornate di campionato fa, dal resto dello stadio quando - in seguito all’ennesima prestazione impalpabile con annesso risultato deludente - sono stati presi di mira calciatori e dirigenti tutti.Delle due l’una. O si sostiene la curva nel bene e nel male, oppure se ne prendono le distanze, qualsiasi cosa accada. L’alternativa è comprendere le scelte, opinabili, di chi fa sacrifici veri per essere presente in casa ed in trasferta, agli allenamenti e nelle riunioni di curva. D’altro canto la Curva Nord ha concesso una "tregua" alla società in occasione della stagione della promozione e del campionato in corso, pur permanendo l’oggetto del dissidio (che nel frattempo ha continuato ad operare indisturbato). Per questo motivo, oggi, alla luce dei risultati e della posizione di classifica, la Curva ha deciso di "non tifare" e di osteggiare squadra e società anche in caso di vittoria. La vittoria che non cancella il passato e non cambia lo stato attuale delle cose. Oggi, l’US Lecce raccoglie i frutti di quella semina, che guarda caso non ha visto nascere stelle sul manto erboso ma ha visto spuntare enormi pianeti (leggasi “sfere”), tondeggianti e dalla roteazione veloce, sulle gradinate.

Si parlava di "tregua", anche se non siamo ovviamente in guerra, perché è difficile pensare di conquistare i tifosi con un'annata fortunosa ed un po' di proclami. Alla base vi è sempre quella figura misteriosa che ha giocato le sue carte, ma che è sempre stata troppo timida per mostrarle; figura che ha involontariamente unito contro se stessa una intera tifoseria, ma che non ha fatto nulla per ingraziarsela. Il (pur legittimo) rinnovo del suo contratto e le cattive prestazioni della squadra, unite al continuo "stato febbricitante" di un paio di elementi, per la tifoseria hanno appesantito la zavorra. E adesso la nave imbarca acqua.Una cosa però è capire la Curva, comprendendone lo stile; altra cosa è addentrarsi nel loro pensiero, criptico e inverso. Così, se la Curva è sempre presente quando la squadra è in difficoltà, la Curva può anche non esultare quando la squadra vince: una sorta di padre che incoraggia il figlio nelle sconfitte e lo "bastona" nei momenti felici, a ricordargli che nel passato ha sbagliato e papà non dimentica.Alla base di un rapporto c’è il dialogo. Ciò che evita incomprensioni, litigi e ripicche. Un'intesa che entrambe le parti, in maniera differente, hanno dimostrato di non volere. Un testa a testa che non porterà da nessuna parte e che oggi ha diviso la piazza in tre parti: Società silente, Curva Nord contro la Società e contro il pubblico del resto dello stadio, tifoseria non organizzata contro il direttore sportivo e contro la Nord quando protesta nei confronti di tutta la società. Senza dimenticare che la vittoria ha reso il malcontento della Curva perseguibile, un pareggio o una sconfitta l’avrebbe certamente avvalorato. Si può essere in disaccordo sui modi e sui tempi, non sulle motivazioni. E alla base poi, come dimenticare la buona fede.

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