domenica 6 settembre 2009

Moriero non perde la testa, De Canio si

Sensazioni contrastanti. Una squadra che colpisce 3-4 legni, segna, seppur in fuorigioco millimetrico, spara un paio di volte sul portiere, e spreca in definitiva una infinità di azioni da rete è una squadra che merita di uscire fra gli applausi del proprio pubblico. Il conflitto emotivo pone questa premessa come base, ma poi sulla superficie si poggia una piramide di errori grossolani che condannano per la seconda volta consecutiva Giacomazzi e compagni. Rosati ormai è diventata una comica. Sul finire gli applausi ironici ed i commenti scherzosi si sprecavano. Gli avversari hanno studiato il modo di superarlo, basta prendere lo specchio della porta. Era difficile da intuire, ma c’era nell’aria il sentore che qualcuno potesse scoprirlo. Purtroppo è accaduto. La voragine aperta al centro della difesa è da Guinness dei primati. Dire che in mezzo a quei due - Fabiano e Schiavi per la precisione – passa di tutto può sembrare anche riduttivo. Quello che non passa lo fanno passare, per educazione. Come il liscio di Schiavi dopo i primi minuti di gara, che ha favorito il colpo di testa dell’avversario ed il successivo intervento di Rosati, che nel frattempo aveva dimenticato di essere il portiere titolare del Lecce, altrimenti non l’avrebbe parata. Per coerenza. Ma anche De Canio ci mette del suo per ravvivare la partita. Propone Mesbah in difesa e Lepore sulla fascia sinistra. Si accorge dell’errore colossale e li cambia nel secondo tempo, nel tentativo di risollevare le sorti di una gara già persa alla consegna delle formazioni al direttore di gara. Solo che il Frosinone non è il Vico Equense, i gol amano farli, non subirli. Angelo non si è capito perché sono tre partite che gioca titolare. Forse è lui che porta il pallone. L’atteggiamento assolutamente superficiale di Fabiano è da capire. Solo lo scorso anno ha vinto la Champion’s League alla console, magari si aspettava qualcosa in più da questo mercato. Ma Angelozzi era super impegnato, agenda piena e cellulare sempre a squillare, non avrà sicuramente avuto il tempo di chiamare gli amici del Real o del Manchester. Gli unici che si distinguono sono Defendi e Baclet, ma qualcuno per sbaglio ci capita sempre in una formazione. Su Bryan si potrebbe dire tutto ed il contrario. Lui non ha colpe. Un calciatore in quelle pietose condizioni fisiche, non andava acquistato, ma soprattutto non andava portato in panchina e messo in campo. Passa anche da qui il “progetto Lecce”?

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